Leggiamo di più rispetto a prima?
Negli ultimi 20 anni stiamo assistendo ad un vero e proprio boom tecnologico che, grazie a dispositivi sempre nuovi e sempre migliorati, ha modificato radicalmente il modo di interagire di noi esseri umani. Un tempo scrivevamo lettere su carta, con la busta e l’indirizzo scritto sopra a mano. Impiegavamo molto tempo per scriverle, per spedirle, per riceverle e per rispondere. Avevamo “gli amici di penna”.
Ora abbiamo a disposizione strumenti che ci permettono in qualsiasi momento di interagire verbalmente o per iscritto con chiunque, ovunque sia, in tempo reale!
Ho letto di recente un sondaggio sul web dal quale emerge che oggi si scrive e si legge più di prima.
La causa sarebbe l’enorme massa di messaggi (sms, whatsapp, social,ecc.) e di mail che la gente invia e, di conseguenza, legge in continuazione. In particolare i giovani (ma non solo) sarebbero perennemente attaccati ai loro smartphone.
Mi chiedo: si tratta davvero di una scrittura nel senso tradizionale del termine? Ne dubito..Che si tratta invece di lettura non c’è alcun dubbio, anche se è cambiato il rapporto con il corpo grazie al supporto su cui si legge.
Ricordo (e devo ringraziare Instagram per questo!) un recente libro di Steve McCurry, “Leggere”, una raccolta di foto scattate in tempi e luoghi diversi nella quale appaiono numerosi e vari modi di lettura. Leggere è un’attività che facciamo con gli occhi ma che, in qualche modo (e ben si vede dal libro) coinvolge tutto il corpo. Possiamo infatti leggere seduti, in piedi, sdraiati, supini, in ginocchio o accosciati. Pochi leggono, per forza di cose oserei dire, camminando come facevano un tempo i religiosi ( e a tal proposito mi viene in mente Don Abbondio con il suo breviario).
La lettura è un’attività solitaria e da quello che riesco a scorgere in giro, nelle stazioni, nei parchi, nelle sale d’attesa, nelle metropolitane, nei treni, negli aerei è soprattutto un’attività interstiziale, che riempie cioè gli spazi d’attesa tra un’attività e l’altra. Diverso è il caso della lettura effettuata in biblioteca o comodamente seduti a casa propria, a conclusione di una giornata.
Quando leggiamo il nostro corpo è impegnato in questa attività che è soprattutto visiva: il corpo accompagna la lettura anche se sono le mani a reggere il libro, il giornale, la rivista o il kobo.
Oggi si legge tenendo il cellulare nel palmo della mano, mentre l’altra è libera per scrivere (molti, ho visto, lo tengono con due mani e scrivono utilizzando i due pollici).
E la scrittura? Non credo che quella che si fa con gli smartphone o i tablet sia una vera scrittura; è più vicina alla voce, all’oralità, dove il ritmo del botta e risposta è segnalato da un piccolo segnale acustico, personalizzato.
In alcuni casi, poi, la scrittura viene sostituita dal messaggio vocale; molte persone utilizzano, infatti, la funzione di registrazione messaggi offerta da Whatsapp, dato che lo fanno camminando o, ahimè, guidando o semplicemente in un momento in cui hanno le mani impegnate!
C’è chi sostiene che “la parola sia un gesto”… e chi invece che “una voce non è una condizione e neppure un attributo, ma un evento”.
Possiamo quindi considerare la scrittura fatta con i cellulari un gesto, un gesto vocale oppure un evento?
La tecnologia digitale ha sicuramente modificato le antiche attività di lettura e scrittura. Così come la lettura silenziosa, che nel Medioevo era inconcepibile, ha cambiato la lettura , oggi si sono modificate sia la lettura che la scrittura. La prima si è posizionata nuovamente vicino alla voce, la seconda è diventata sempre più una forma di dialogo.
In conclusione: secondo me…si legge di più e si scrive per parlare!